Michele Vignola

La città di Solofra è pronta a dare impulso alla sua svolta ecologica. Lo annuncia con soddisfazione il Sindaco, Michele Vignola, con una nota. “A distanza di quasi un trentennio la Città di Solofra avrà un nuovo piano urbanistico comunale”, si legge. “Il consigliere delegato all’urbanistica Paolo Normanno ha depositato a Palazzo Caracciolo, negli uffici dell’Amministrazione Provinciale, la richiesta di presa d’atto e di valutazione di coerenza del nuovo PUC al Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP)”. Per Vignola “si tratta della ultima tappa di un percorso complesso e faticoso, lungo il quale l’amministrazione Vignola si è incamminata sin dagli albori della scorsa consiliatura”. Il significato per la città è molto più apprezzabile, prosegue la nota dell’ente. “Stiamo ragionando di un risultato storico per la città di Solofra, posto che l’approvazione dell’ultimo e unico strumento urbanistico risale ai principi degli anni 90”. A questo punto, “entro novanta giorni l’Amministrazione Provinciale dovrà esprimersi sulla richiesta di valutazione di coerenza con il PTCP, quindi il nuovo PCC potrà essere definitivamente approvato dal Consiglio Comunale”.

A destra Palazzo Orsini, sede del Comune di Solofra. A sinistra la Collegiata di San Michele, uno dei simboli della città di Solofra

IL PIANO: DAL CORRIDOIO ECOLOGICO ALLA RICONVERSIONE INDUSTRIALE IN TERZIARIO E SERVIZI DEI SITI STORICI. Nuova Irpinia ha recentemente intervistato Luca Battista, l’architetto progettista del Piano. Così ha presentato uno strumento urbanistico che introduce una visione nuova della città.  Insieme a Montoro, Solofra si prepara a raggiungere i 50mila abitanti entro i prossimi venti anni, ma già oggi rappresenta l’asse strategico di rilievo regionale in grado di costruire un ponte fra la zona retroportuale di Salerno, la Campania interna e lo snodo di interconnessione sul Corridoio VIII che guarda al cuore dell’Europa. Su questo orizzonte ha orientato la matita il pool di architetti di Artetica, lo studio associato composto dagli architetti Battista, Oliviero, Giaquinto e Spagnuolo che, di concerto con l’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Michele Vignola, hanno predisposto il Piano e ora attendono i 90 giorni previsti dalla legge e ottenere il visto di conformità al Ptcp. Per Luca Battista, “la sfida è sulla crescita, sulla rigenerazione urbana e il recupero dell’identità storica”. Per Battista, “la visione alla base di questo disegno proietta Solofra in un futuro dalle mille possibilità, costruito e fondato sui valori di una città che rivendica il proprio ruolo nel contesto campano e mediterraneo».

L’architetto Luca Battista, progettista del Piano Urbanistico Comunale di Solofra

Architetto, quali sono le linee di indirizzo che contraddistinguono il nuovo Piano?

“Il Piano Urbanistico Comunale stabilisce una maggiore attenzione alle tematiche ambientali innanzitutto realizzando il corridoio ecologico o il ‘sistema del corridoio ecologico’”.

In cosa consiste?

“Parliamo di una infrastruttura verde urbana che riqualifica gli elementi ambientali, e nello specifico il fiume Solofrana, che è la spina dorsale della trama. Connette elementi naturali come il Parco Nazionale dei Monti Picentini, con gli aspetti che si ritrovano nella città come i parchi naturalistici e storici, come il Parco del castello. Il Piano dunque prevede anche un ulteriore tassello, ovvero la costruzione della rete applicata alla pianificazione complessiva delle grandi aree che include zone più piccole e di minore dignità”.

un momento della cerimonia per la firma del protocollo d’intesa con la Regione Campania e alcuni Comuni della provincia di Avellino e Salerno, tra i quali Montoro, per l’Area Vasta promossa da Solofra

Su cosa scommette il Piano?

“Scommette sul parco urbano di interesse regionale, coinvolgendo il Comune di Aiello del Sabato: si traccia un solco che consente al Comune di candidare la richiesta di riconoscimento del sito di interesse regionale. Il nostro compito è quello di codificare dal punto di vista normativo la piattaforma, tale da consentire lo sviluppo delle norme di salvaguardia dell’area”.

È poi?

“Oltre alla misure di salvaguardia, c’è l’infrastrutturazione del verde urbano, i cambiamenti climatici, la regimentazione delle acque, un minor consumo di suolo, le essenze arboree ed altri. Questo dimostra anche un’attenzione diversa al territorio”.

Un Piano di questo tipo potrà dialogare con strumenti di programmazione di livello sovracomunale?

“Su questo aspetto c’è una importante novità. Il Puc ha ribaltato la piramide: non è più il piano urbanistico comunale a ‘subire’ i piani degli enti sovracomunali, ma il contrario. Questo è valso a Solofra in particolare per l’area industriale, che rappresenta una vera ricchezza e ha una estensione duplice rispetto alla città. Basti pensare che l’Asi di Avellino ha proceduto ad avviare la variante del proprio piano relativo agli insediamenti industriali, per adeguarsi al Puc”.

Che ruolo avrà la Concia nel futuro assetto industriale?

“Coesisteranno sia le prime aree dell’insediamento moderno, quelle che si incuneano dentro la città, sia immobili vuoti che sono stati dismessi con la crisi. Il nuovo Piano prevede che queste aree si trasformino in zone strategiche connotate da un nuovo senso urbano, arricchite da nuove funzioni innovative, come i servizi, il commercio, l’housing sociale e il terziario in genere. A monte c’è un processo di partecipazione strutturata, dove convergono tutti gli elementi tecnici e derivanti da strutture sovracomunali”.

Dopo il visto di conformità rispetto al Ptcp della Provincia, cosa accadrà?

“Bisogna creare programmi di trasformazione urbana, che questa pianificazione intende affidare al rapporto pubblico-privato con il meccanismo della perequazione. Tutte le aree di trasformazione sono condizionate ad una logica perequativa: in cambio della trasformazione di un immobile si ottiene la realizzazione di una infrastruttura di uso pubblico, l’investimento su un’area o altro. Insomma, ci deve essere sempre uno scambio fra pubblico e privato nell’interesse della collettività. Il Comune ha inserito una premialità per quegli imprenditori che si muoveranno nell’ottica della realizzazione dei servizi pubblici fruibili dalla comunità, ma anche su servizi strategici, terziario e innovazione, ovvero le fasce produttive legate alla Concia”.

Palazzo Caracciolo, sede della Amministrazione Provinciale di Avellino

Solofra codifica con questo Puc un nuovo modello di sviluppo, quindi…

“La Concia resta, ma l’obiettivo è quello di fortificare e diversificare la vocazione economica e produttiva. Da domani si guarderà al distretto come a un’opportunità di declinare funzioni a supporto dell’elemento centrale, che è l’industria. Attraverso la trasformazione urbana si inseriranno ulteriori funzioni economiche e produttive, che non saranno necessariamente industrie”.

In questa ottica, che collocazione avranno la cultura e le politiche di attrazione turistica?

“C’è la possibilità di trasformare interi quartieri storici, per esempio quelli che fin dal ‘500 erano dediti alla lavorazione delle pelli, in siti di archeologia industriale che diventeranno musei, laboratori e spazi dediti alla formazione”.

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“A tutto questo bisogna aggiungere la previsione di un centro dove  esporre e commercializzare le produzioni industriali nel cuore della città, a Toppolo Balsami”.

Parliamo di un processo di riconversione?

“Le fabbriche dismesse saranno sottoposte a bonifica, prima di avviare il processo di valorizzazione. Con la perequazione si realizzerà una città più moderna, anche se in altro sito”.

E le concerie storiche che non rientrano nella proprietà dell’Asi?

“Faranno parte dell’operazione urbanistica e rientreranno nella trasformazione urbana per il turismo e il terziario. Ogni ambito prevede una serie di funzioni e destinazioni d’uso”.

 

In questa prospettiva di grandi cambiamenti e nuovi orizzonti, sono determinanti le infrastrutture. Dove guarda la nuova Solofra?

“Le infrastrutture sono determinanti per capire come si evolverà la città e come reagirà alla crescita programmata. Sono state recepite tutte le indicazioni fornite, e il primo intervento riguarda la terza corsia sul raccordo Avellino Salerno, che è un progetto già in itinere. Si prevede inoltre un ulteriore svincolo autostradale a servizio dell’area industriale Solofra- Montoro, in quanto il sito non ha soluzione di continuità con l’area Pip di Montoro, dove insistono diverse aziende”.

Il municipio di Montoro

L’asse Solofra-Montoro si prepara a modificare la geografia della provincia?

“Si tratta senza dubbio di un asse fondamentale per lo sviluppo regionale: le previsioni fra 20 anni sono che le due città raggiungeranno i 50mila abitanti, senza contare i calcoli di espansione derivanti dalle previsioni sulle attività produttive. Per questo a Solofra è stato immaginato anche l’insediamento di un anello della catena produttiva del ciclo integrato dei rifiuti, con l’individuazione di possibili aree di stoccaggio per materiali di recupero del secco”.

Poi c’è la ferrovia, un altro tassello cardine dello sviluppo.

“L’elettrificazione della tratta Salerno- Avellino consente a Solofra di avere un rapporto diretto con Mercato San Severino e confermare il ruolo di retroportualità che potrebbe avere negli scambi commerciali con il porto di Salerno. Si apre un collegamento stabile con l’Università di Salerno, e nell’ottica della trasformazione urbana di tipo strategico, si ambisce a dare centralità anche alla stazione, con interventi sui parcheggi, stazionamento autobus, percorsi ciclabili legati all’area verde”.

E’ prevista anche una fermata all’ospedale Landolfi, utile ad agganciare l’azienda Opedaliera Moscati.

“Si può dire che la ferrovia passi a ridosso dell’ospedale ed è per questo che è stata prevista una fermata appositamente per consentire all’utenza del Landolfi di ottenere un collegamento diretto con l’Azienda Ospedaliera Moscati”.

Si tratta in sintesi di un complesso piano di sviluppo urbanistico, che tiene conto di diverse variabili e direttrici.

“Per la complessità di tutti i livelli sovracomunali e per le criticità affrontate, il lavoro si è protratto per più tempo rispetto al previsto. A questo bisogna aggiungere la complessità delle impostazioni normative. Ma possiamo affermare che le tavole del Puc hanno seguito un metodo di racconto, e la leggenda spiega un processo di pensiero, tecnico e normativo”.


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