Ato Rifiuti. La sede dell'ente d'ambito di Avellino nel complesso della Regione Campania sulla Collina dei Liguorini

L’Ato studia la performance dei Comuni irpini: verso il nuovo piano industriale.Per la prima volta dopo dieci anni è in corso un’analisi dettagliata e capillare dell’andamento in provincia di Avelino del ciclo integrato dei rifiuti. Ne ha parlato ieri il presidente dell’Ato Rifiuti Valentino Tropeano nel corso del direttivo convocato alla vigilia dell’assemblea che dovrà approvare il bilancio inaugurale dell’ente. Dopo avere convocato nei giorni scorsi i vertici direttivi e tecnici di Irpiniambiente, ora l’Ato si prepara ad incrociare i dati forniti dalla società di gestione con quelli che saranno forniti dalla piattaforma O.R.S.O., che dal 2018 è l’unica fonte stabilita dalla Regione Campania per la conoscenza del ciclo integrato.

Il Presidente dell’Osservatorio Regionale sulla Gestione dei Rifiuti (ORGR), Enzo De Luca

Il sistema O.R.S.O., introdotto dall’Osservatorio Regionale sulla Gestione dei Rifiuti, contiene i dati ufficiali che il governo regionale trasmette attraverso l’Arpac all’Ispra- Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale- operante presso il Ministero dell’Ambiente. Si tratta pertanto, di informazioni assolutamente attendibili che forniranno una base scientifica al piano industriale che costituisce lo strumento di programmazione dei dei fabbisogni, dei servizi, e dei risultati che il futuro gestore gestore, sia esso Irpiniambiente o meno, con cui dovrà misurarsi.

Il logo dell’ISPRA

In questo senso, come ha spiegato al direttivo lo stesso Tropeano, in Provincia di Avellino si apre un laboratorio per la sperimentazione concreta delle regole stabilite dalla riforma approvata nel 2016 dal governo regionale con la Legge 14. Il direttore generale Annarosa Barbati e gli uffici sono assorbiti da questo impegno che rappresenta in prospettiva la parte più delicata del riassetto ambientale, perchè andrà ad incidere direttamente sui costi, quindi sulle tariffe, sulla qualità dei servizi, quindi sull’efficienza e sul grado di apprezzabilità da parte dell’utente, cioè le famiglie e le imprese. L’ultima volta questo lavoro iniziato nel 2007 dalla Provincia allora presieduta da Alberta De Simone, poi proseguito durante la fase commissariale e terminato sotto la presidenza di Cosimo Sibilia e la responsabilità dell’allora assessore all’ambiente Domenico Gambacorta, delegato dalla legge a organizzare la fase di transizione post emergenziale. Non si tratta di un compito semplice, ma certamente più agevole di quanto accadde 10 anni fa proprio perchè allora non si disponeva di una banca dati uniformata quale è Orso.

A destra il Presidente dell’Ato Rifiuti, Valentino Tropeano. Accanto, il sindaco di Teora, Stefano Farina

Per ora, la discussione non riguarda il futuro gestore, in attesa del piano industriale e del Piano d’Ambito. “Registro una volontà diffusa da parte dei sindaci di mantenere una gestione pubblica dei servizi ambientali, al di là del soggetto che poi dovrà operare”, ha spiegato Tropeano a margine dei lavori. “Il profilo di Irpiniambiente, il patrimonio di esperienza e di conoscenza del territorio acquisito, la disponibilità dimostrata nel contribuire all’apertura del nuovo corso, sono certamente elementi da non trascurare al momento di prendere una decisione”.

I rappresentanti dell’Università di Salerno, dell’Arpac, del Consorzio Comea e di Irpiniambiente riuniti ad Avellino per l’intesa sulla sperimentazione nell’ex Stir oggi Tmb di nuove tecnologie di trattamento ambientale a basso impatto

Il presidente dell’Ato aggiunge che “si dovranno valutare le intenzioni dell’azionista di Irpiniambiente, cioè l’Ente Provincia, prima di aprire il confronto di merito in assemblea”. Intanto l’Ato è chiamato a completare la sua organizzazione con la piena operatività, ormai ad un passo. Già convocata l’assemblea che martedì, incassato il parere dei revisori dei conti, potrà deliberare l’approvazione del bilancio 2019, strumento indispensabile per poter strutturare le attività necessarie a definire le varie pianificazioni entro l’anno. Il primo bilancio segna un avvio di attività con i suoi 500 mila euro di budget, destinati a crescere nei prossimi anni, quando l’ente governerà il ciclo integrato in maniera completa.

Il rendering del biodigestore di Chianche

Tra gli argomenti trattati nella riunione, la questione degli impianti, sollecitata in maniera stringente in queste settimane, sia in Irpinia che nelle altre provincie della Campania dai vertici regionali, alle prese con tre urgenze: migliorare la performance dei comuni, quindi della media regionale, sulla raccolta differenziata (oggi al di sopra della media nazionale attestata al 53%); sciogliere il nodo dell’impiantistica mancante, stabilendo le sedi per sbloccare gli investimenti (ancora irrisolta la vicenda di Chianche, che in assenza di nuove dall’Asi, sarà confermata); mettere al sicuro il sistema dello smaltimento, riducendolo fino ad azzerarlo il ricorso alle discariche entro la scadenza della legislatura fra un anno.


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