La prestigiosa sede della Cassa Deposito e Prestiti a Roma

A meno di dieci mesi dalla sua elezione al vertice dell’azienda, l’amministratore unico Michelangelo Ciarcia si trova ad affrontare l’ultima decisiva prova per il salvataggio dell’Alto Calore Servizi spa. Nel primissimo pomeriggio di oggi consegnerà alla Cassa Deposito e Prestiti la richiesta di un mutuo, ritenuto necessario per garantire la sostenibile attuazione del piano di salvataggio dell’azienda. Due giorni dopo avere ottenuto la piena fiducia dall’Azionista pubblico, I Comuni di Irpinia e Sannio, Michelangelo Ciarcia consegnerà le sue garanzie a supporto di un prestito di 50 milioni di euro, con i quali potrà rinegoziare parte del debito, assicurando la piena operatività alla spa nel tempo necessario a completare l’azzeramento del deficit.

Michelangelo Ciarcia, amministratore unico dell’Alto Calore Servizi, gestore idrico in Irpinia e gran parte del Sannio

Ciarcia appare moderatamente ottimista per alcune ragioni. In primo luogo perchè i numeri contenuti nel Piano e la ristrutturazione della spesa consolidata già a buon punto dicono che l’attuale Alto Calore sta recuperando slancio, anche grazie al mix di prepensionamenti e blocco del turn over, che in tre anni consentirà di ridurre il fabbisogno mensile. In secondo luogo, perchè il risanamento conseguito già oggi, cioè senza iniezioni di capitali, ha dato la prova delle potenzialità che questa azienda detiene, suscettibili dei miglioramenti necessari a maggior ragione se arriveranno risorse fresche. In terzo e quarto luogo i motivi per guardare avanti con fiducia si legano entrambi al funzione che svolgerà la Regione Campania, se la Cdp darà il via libera al prestito. Da Napoli sono attesi 60 milioni in tre anni per tagliare le perdite idriche, lo spreco e l’inefficienza energetica degli impianti, eliminare buona parte degli onerosi capitoli finanziari destinati alle opere di manutenzione straordinaria. Inoltre, dalla Regione, attraverso l’Ente Idrico Campano, il finanziamento del Piano di Salvataggio, arriverebbe la concessione per la gestione del Servizio Idrico Integrato, cioè la piena titolarità a guidare l’intero settore, amministrando il gettito tariffario in un ambito di 127 Comuni ripartiti tra due province. La capienza per restituire il mutuo sarebbe assicurata.

Il Palazzo di Montecitorio in una suggestiva immagine
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IL FAVOREVOLE CONTESTO STORICO.  Ad aiutare la causa dell’Alto Calore ci sarebbe anche una quinta ragione legata al contesto. Nel momento in cui il primo gruppo parlamentare, quello dei Cinque Stelle, spinge per una riforma idrica che lasci solo al pubblico l’amministrazione del servizio idrico, porre fine ad una gloriosa storia idrica pubblica ormai ottantennale in un comprensorio noto in Italia per sorgenti e fiumi, rappresenterebbe una contraddizione difficile da spiegare nel Paese.

La sede storica dell’Alto Calore spa, un tempo Consorzio Interprovinciale

La proposta di legge, che prevede la «ripublicizzazione» dell’acqua, dopo aver svolto un ampio ciclo di audizioni, è stata incardinats dalla commissione Ambiente sul testo base elaborato dalla deputata M5s Federica Daga, che si trovava all’esame con quello di Chiara Braga del Pd. Le posizioni in campo sono diversificate e nell’area della maggioranza di Governo il Movimento Cinque Stelle, favorevole al provvedimento, non sembra poter contare sulla totale adesione dell’alleato parlamentare, la Lega. Un ritorno alla gestione pubblica dell’acqua per legge preoccupa trasversalmente gli amministratori locali del Nord e del Centro, che paventano conseguenze sugli equilibri raggiunti in quei territori. È chiaro che nel caso dell’Alto Calore impedire una strategia di risanamento ormai chiaramente delineata e avvista, risulterebbe difficilmente comprensibile proprio per chi attende l’esito parlamentare favorevole della riforma.

I SOCI HANNO GIÀ BOCCIATO L’INGRESSO DEL PRIVATO. IN CASO DI STOP AL PIANO DI SALVATAGGIO, NON RESTEREBBE CHE LA GARA. La Regione Campania deve assegnare il servizio idrico integrato entro l’anno attraverso l’Eic. Se il prestito non arriverà, essendo stata già bocciata sia la ricapitalizzazoone che l’ingresso del privato, arriveranno le multinazionali, attraverso una gara europea a quel punto inevitabile.


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