Pubblica amministrazione digitale, partenza lenta. Ma c’è il potenziale

C’è anche Napoli nel dossier sul futuro della Pubblica amministrazione scritto da Sergio Talamo, giornalista e docente, direttore comunicazione e trasparenza di Formez PA, dal titolo “Trasparenza totale, partenza lenta ma grandi orizzonti”, pubblicato dalle edizioni Sole 24 Ore

Pubblica amministrazione digitale, partenza lenta, ma c’è il potenziale anche nel Mezzogiorno. C’è anche Napoli nel dossier sul futuro della Pubblica amministrazione scritto da Sergio Talamo, giornalista e docente, direttore comunicazione e trasparenza di Formez PA, dal titolo “Trasparenza totale, partenza lenta ma grandi orizzonti”, pubblicato dalle edizioni Sole 24 Ore. Un saggio che dimostra perché digitalizzazione e comunicazione social sono gli strumenti ideali per rafforzare la PA e uscire dal tunnel della “trasparenza senza cittadini” e che annuncia importanti modifiche sul controllo dei servizi pubblici e sulla partecipazione dei cittadini, parlando anche di una riforma della comunicazione pubblica e di un massiccio investimento nelle nuove professioni dei social e del digitale.



“A più di due anni dall’entrata in vigore del decreto legislativo 97/2016 – sostiene Talamo – il cambiamento è rimasto sulla carta e ha trovato scarsa applicazione nella vita quotidiana. In un’intervista pubblicata insieme al dossier, il ministro per la Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno, definisce infatti il FOIA italiano (Freedom of informaction act) ‘una bellissima idea’, visto che si tratta di una normativa che adegua l’Italia ai paesi anglosassoni e permette a ogni cittadino di chiedere alle amministrazioni, senza dover dare spiegazioni, ‘qualsiasi atto o documento’, salvo eccezioni catalogate, e che gli dà anche il diritto di ricevere la risposta entro 30 giorni, con il dovere della PA di motivare un eventuale rigetto. Ma il ministro aggiunge che ‘una legge che vuole avvicinare il cittadino alla PA e che però non è conosciuta non ha raggiunto il suo scopo’”.

Quindi, afferma l’autore, “finora alla macchina della trasparenza sono mancati due elementi fondamentali: la direzione di marcia e il carburante. Dalla direzione di marcia, con l’eventuale richiesta di un cittadino di questo o di quel documento, dipende il controllo della qualità dei servizi. Se, ad esempio, voglio sapere perché mio figlio non è entrato in una graduatoria per gli asili nido, oggi posso pretendere i documenti che mi spiegano quali sono stati i criteri e se vi sono altre possibilità”.

Ma oltre alla direzione di marcia occorre, appunto, il “carburante” della comunicazione. “La trasparenza – spiega ancora Talamo – per essere ‘vissuta’ dai cittadini come un’opportunità concreta deve uscire dall’anticamera della burocrazia adempitiva, che insegue solo la correttezza formale: dati sul sito, piani entro il 31 gennaio, uffici e caselle negli organigrammi. La legge non è ancora abbastanza conosciuta dai cittadini né assimilata dalle amministrazioni anche perché le funzioni comunicative sono oggi la cenerentola dell’azione pubblica. Non a caso, il ministro Bongiorno vuole rilanciarle mettendo mano alla vetusta legge 150/2000, nata quando ancora il web era agli albori e fondata su una separazione ormai obsoleta fra le professionalità dei giornalisti e dei comunicatori. E molto possono fare i social media. Adesso le pubbliche amministrazioni sono quasi tutte sui social e il più delle volte vi fanno un ottimo lavoro. Bene, con i social si può spesso ottenere un’informazione o un documento in modo molto più diretto che con le procedure del FOIA, e persino in tempo reale. È una novità che può davvero rendere la trasparenza un’abitudine, una mentalità”.

Nel dossier, suddiviso in otto parti, vengono inoltre esaminate le sentenze del TAR, il nodo delle competenze e delle figure professionali emergenti e, in appendice, i “casi” di Roma, Milano e Napoli. Un quadro aggiornato sulle realtà italiane più significative per comprendere e pianificare meglio il da farsi.

All’ombra del Vesuvio infatti c’è un cantiere aperto, come scrivono nel dossier Anna Barbato e Pietro Citarella. “Nel 2019 – si legge nel dossier – il Comune di Napoli, in considerazione delle intervenute novità normative oltre che di ulteriori circostanze (si pensi, ad esempio, all’uso dilagante delle tecnologie informatiche nonché dei social network) ha previsto l’adozione di un testo regolamentare unitario, un unico documento che racchiuda le tre vigenti forme di accesso e che sostituirà il testo previgente, redatto solo sulla base della legge sul procedimento amministrativo”. Così, guardando avanti, “l’amministrazione proseguirà nel miglioramento del livello di trasparenza, non solo attraverso l’assolvimento tempestivo degli obblighi già vigenti, ma anche procedendo con l’individuazione di ulteriori dati che possano formare oggetto di pubblicazione, potenzialmente rivolti a un maggiore soddisfacimento di bisogni informativi della comunità di riferimento, prevedendo anche la realizzazione di consultazioni pubbliche in modalità telematica attraverso le quali chiunque potrà suggerire all’amministrazione atti, informazioni o dati dotati di rilevante interesse informativo”.

 

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