Vignola: nella Zes recuperare anche il Distretto di Solofra

«CON MONTORO E SERINO SIAMO IL RETROPORTO NATURALE DI SALERNO». Le preoccupazioni espresse dal sindaco irpino sugli ostacoli incontrati nella sfida per il rilancio produttivo ed economico della cittadina della concia. Gli interventi e le azioni messe in campo.

Il Sindaco di Solofra, Michele Vignola

Organizzazione del sistema produttivo, ammodernamento infrastrutturale e diversificazione delle funzioni sono alcune delle azioni su cui si gioca il futuro di Solofra e del comprensorio, come sottolineato dal sindaco Michele Vignola.

Quali prospettive si aprono per Solofra in termini di crescita economica ed occupazionale?

«Solofra ha tutti i requisiti per essere Zes, Zona economica speciale. E’ l’area industriale più vicina al porto di Salerno. Ho, quindi, proposto di inserire, insieme a Montoro, il nostro Comune e mi sto spendendo per raggiungere il risultato, ritenendo che vi siano opportunità da coltivare con le agevolazioni previste per le imprese». (Leggi l’articolo)

Non c’è stata alcuna risposta alla sollecitazione?

«Mi è stato detto che siamo già area di crisi complessa ed avremmo dovuto accontentarci. Non potevano darci altro. Ma non siamo al mercato. Non è un regalo per me che sto chiedendo, ma un legittimo riconoscimento ad un territorio con precise vocazioni, una storia e delle potenzialità. Senza dover sottolineare che la Zes è una cosa diversa».

Di sicuro non è ciò che si aspettava…

«No, anche se la partita non è affatto chiusa. E’ però sconfortante constatare che dobbiamo affrontare atteggiamenti di chiusura della Regione e più in generale delle burocrazie. Da parte nostra tentiamo semplicemente di svolgere il ruolo istituzionale che ci è stato affidato, senza presunzioni, e valorizzare le risorse della comunità, guardando al futuro di un intero comprensorio. Ma si ha la sensazione di parlare nel deserto. Non sempre, perché fortunatamente talvolta i risultati arrivano. Ma i tempi sono troppo lunghi».

Qual è la strategia complessiva sulla quale puntate?

«Il distretto industriale della concia, nonostante la crisi, resta centrale e ci sono prospettive interessanti. Anche se puntiamo comunque alla diversificazione delle attività e degli investimenti. Le grandi firme della moda italiana continuano ad investire ed affidarsi a questa realtà. In particolare per il settore ovino-caprino Solofra è leader nel nostro Paese. L’obiettivo è, quindi, allargare lo spettro delle lavorazioni. La concia rappresenta soltanto un segmento del processo. Intendiamo trasformarci in un vero e proprio distretto della moda in pelle, coinvolgendo altre realtà della Campania, che riguardano la borsetteria ed i calzaturifici. Un progetto industriale integrato, sottoscrivendo un contratto di programma con la Regione, che punti sulla internazionalizzazione delle aziende, sulla formazione, sull’innovazione produttiva, soprattutto introducendo processi lavorativi compatibili con l’ambiente».

In che modo?

«Attraverso un disciplinare rigoroso, rispettato da tutte le aziende, che certifichi prodotti ecocompatibili. Ed ancora: effettuando controlli sistematici sui processi di lavorazione, mettendo tutti in regola, potenziando i depuratori ed affidandone la gestione direttamente alle imprese, con una governance pubblica, mentre oggi è affidata alla Cogei, consorzio regionale. Un valore aggiunto, che renda la produzione sostenibile e che sia rispettosa del territorio».

Occorre una organizzazione dell’intera rete produttiva.

«E’ proprio la strada che stiamo intraprendendo con la promozione di un’associazione unica dei produttori, al di là delle appartenenze ad altre sigle datoriali, per poter fare massa critica».

E per quanto riguarda la formazione?

«Disponiamo di un Its Moda e siamo stazione sperimentale del cuoio e della pelle. Siamo in attesa di finanziamenti per un Politecnico del cuoio. Un retroterra formativo importante».

Quali sono gli strumenti di programmazione dello sviluppo economico del territorio?

«Innanzitutto l’Area di sviluppo dell’Alto Sarno e della Valle dell’Irno della quale ci siamo resi coprotagonisti, insieme ad altri Comuni. Sul versante irpino con Serino e Montoro, anche se quest’ultima amministrazione ha scelto di partecipare anche all’Area vasta di Avellino, mentre noi abbiamo optato per la direttrice di Salerno, puntando direttamente sulle opportunità offerte dalle attività retroportuali della città costiera. A me è stata affidata la presidenza dell’Area».

Quali sono i nodi degli interventi?

«Principalmente infrastrutture come le vie di comunicazione: la riqualificazione della superstrada con la terza corsia e soprattutto l’ammodernamento e l’elettrificazione delle tratte ferroviarie della provincia di Avellino, che andranno connesse alla rete metropolitana regionale, permettendoci il collegamento diretto con Salerno, Avellino, Benevento, oltre che con il campus universitario di Fisciano. Ma anche la valorizzazione dell’esistente a cominciare dalla presenza dell’Ospedale Landolfi, che è in via di potenziamento, con il rapporto diretto con l’azienda ospedaliera Moscati del capoluogo e l’attivazione di un ambulatorio di Medicina del lavoro. Pensiamo ad una stazione ferroviaria che sia una sorta di fermata “Sanitaria”, ma anche al servizio del nucleo industriale».

La diversificazione di funzioni, invece, in quali direzioni si muove?

«Con il Puc, il Piano urbanistico comunale, che sta andando a compimento, siamo intervenuti su un vecchio problema: lo squilibrio tra area urbana ed area industriale, puntando sul recupero di vecchi insediamenti, quali i rioni Toppoli e Balsamo, trasformati in aree di servizio per la valorizzazione delle attrattive enogastronomiche e culturali, e più in generale sulla bonifica e ripristino ambientale. Vogliamo fare in modo che il centro abitato non sia un dormitorio. C’è la possibilità di creare un interesse turistico».


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