“La Lega è il nuovo centro destra”, Vecchia: scelta di coerenza

INTERVISTA AL SINDACO DI CASSANO IRPINO SALVATORE VECCHIA CHE DIVENTA PIONIERE DELL'ESPERIENZA AMMINISTRATIVA NELLE FILE DELLA LEGA NORD. Il sindaco si espone a seguito dell'ufficializzazione delle nomine del Coordinamento provinciale guidato da Sabino Morano. "Non dimentico che la Lega ha parlato male del Mezzogiorno, ma nemmeno chi ne ha parlato bene e ci ha ridotto così"

Sindaco di Cassano Irpino da due mandati e altrettanti da vice presidente della Comunità Montana Terminio Cervialto, Salvatore Vecchia è il numero due del Coordinamento provinciale della Lega. Un incarico ufficializzato già lo scorso 20 dicembre da parte dei vertici di partito, ma reso noto soltanto da poche ore dal Coordinatore Sabino Morano in una presentazione ufficiale ad Avellino. Militante nelle file del centro destra, Vecchia è il primo sindaco della provincia di Avellino a rappresentare il Movimento guidato da Matteo Salvini e a costruire un partito animato dai principi di politica economica e della dottrina cosiddetta “conservazionista”. “Sono persuaso che il fenomeno migratorio sia alimentato da scelte di politica economica che creano uno squilibrio del mercato del lavoro. In Irpinia la necessità è quella di arrestare l’abbandono e le migrazioni dei giovani” ha spiegato in un’intervista a Nuova Irpinia. Rompere gli schemi e costruire una scala delle priorità calibrate sulla mitigazione della grande povertà della popolazione è l’obiettivo cardine della nuova politica a trazione leghista annunciata dal sindaco.

Sindaco Vecchia, prima di arrivare all’incarico odierno, lei ha già maturato una certa esperienza politica nel centro destra. Partiamo da questa.

“Sono sempre stato un militante del centro destra, ma credo di avere avuto al massimo due tessere di partito finora nella mia carriera politica: sono stato iscritto per un anno a Forza Italia dove sono stato un militante attivo fino al 2013, ovvero fino a quando non si è verificato lo scandalo delle firme per le candidature campane con Cosentino.

Per due volte ha sottoscritto la candidatura al Senato.

“Ho compilato la documentazione per due volte senza però mai ottenere una candidatura ufficiale. Dovevo essere in lista con Sibilia in rappresentanza dei sindaci, ma a causa delle vicende delle candidature campane sfumò tutto”.

Oltre al Pdl, in quale altro partito ha militato?

“Ho avuto la tessera nel Nuovo Centro Destra, dove mi sono candidato ad onta di quello che si può immaginare dei mie rapporti con Ciriaco De Mita, che non rinnego affatto, ma che sono soltanto di natura personale. Ho sempre discusso con De Mita, ma lui stesso mi ha sempre riconosciuto che le nostre conversazioni vivaci non sono mai banali”.

Molti l’hanno collocata nelle file dello Scudocrociato però.

“Basti pensare che nel 2010 sono entrato in giunta nella Comunità Montana Terminio Cervialto ma non ho mai avuto la presidenza perchè non ero un demitiano, nè sono diventato un demitiano per ottenere la presidenza. Sono sempre stato vice presidente: dalla presidenza di Mario Marino che nel 2012 perse le elezioni a Montemarano contro Palmieri, e fino ad oggi ovvero al secondo mandato Iandolo”.

Nel 2019 scade anche il suo secondo mandato come sindaco di Cassano Irpino. Si candiderà per il terzo?

“Sono stato sindaco a Cassano Irpino per ben 10 anni, e sicuramente mi candiderò ancora, ma non darei per scontata la mia candidatura a sindaco di Cassano. Ancora non so dove, ma mi candiderò”.

Come ogni amministratore, lei ha applicato la sua politica prima nella casa comunale, poi negli enti sovracomunali e di servizio. Ha già tracciato un bilancio della sua attività di governo?

“Guai se non si facesse politica nelle amministrazioni comunali: la politica è il luogo in cui si governano i processi, e ovviamente è la politica che governa il destino di un territorio e il sindaco ne è il principale artefice. L’obiettivo che ho raggiunto a Cassano è senza dubbio la pacificazione sociale”.

Continui.

“In occasione delle elezioni il paese ne è sempre uscito frammentato e distrutto: la vittoria ottenuta al minimo scarto di voti ha lacerato intere famiglie, e il mio obiettivo è stato quello di ricostruire la comunità con i fatti. Ho vinto le lezioni per il mio primo mandato con uno scarto ampio e irripetibile per una comunità come la mia. Contro di me si erano schierate tutte le figure di spessore degli ultimi 40 anni della politica cassanese, ma ho raggiunto l’80 per cento dei consensi”.

Dieci anni sono sufficienti per azzardare un bilancio sull’esperienza da amministratore ma anche per guardare con lucidità al futuro.

“Col tempo e grazie all’esperienza maturata ho ridimensionato le mie considerazioni sulle infrastrutture, nè mi concentrerò sull’elenco delle opere pubbliche che sono state realizzate: quello che resta è l’attenzione verso i cittadini che sono i componenti della comunità. La permanenza nei luoghi è data dalla qualità della vita”.

Cassano non registra particolari perdite di abitanti nell’ultimo decennio, se non relative al funzionale decremento demografico.

“Da dieci anni il nostro saldo è sostanzialmente invariato, e legato soprattutto al saldo demografico, non migratorio. Ci siamo sempre battuti molto per mantenere le scuole e i servizi, e abbiamo adottato una politica di attrazione da parte di ragazzi dai comuni limitrofi, come Nusco e Montella”.

Oggi annuncia l’ingresso nella Lega di Salvini. Cosa l’ha spinta?

“Perchè sono un uomo che ha guardato al centro destra con disagio, in quanto il partito di riferimento ha smarrito una visione politica; ciò ha creato inquietudine. Continuare a guardare al centro destra significa camminare a trazione leghista. In provincia di Avellino il centro destra non è mai riuscito a decollare veramente, ed è rimasto circoscritto ad una classe dirigente, senza mai radicarsi davvero. Oggi c’è solo la Lega”.

Lei è pronto a condividere e a sostenerne i principi politici, anche se il partito di Salvini nasce per ottenere quel federalismo differenziato teso ad ottenere l’indipendenza del nord Italia dal Governo centrale di Roma.

“Può sembrare strano, ma la motivazione che mi spinge ad aderire alla Lega è la condivisione della politica economica e finanziaria, oltre che della sicurezza. Le grandi battaglie si consumano sulla questione finanziaria: sono soltanto i soldi che determinano le scelte. Il cittadino è un consumatore e la società si muove in funzione del mercato”.

Quindi sostiene lo slogan “Prima gli italiani”.

“Sono persuaso che il fenomeno migratorio sia alimentato da scelte di politica economica. L’ingresso nel mercato del lavoro dei migranti ha abbassato il costo della manodopera: basti pensare che in Sicilia i braccianti del posto si fingono albanesi o di altra nazionalità per ottenere un lavoro. Ci sono politiche monetarie che hanno ripercussioni deflagranti su temi di carattere sociale. Senza contare che sono assolutamente contrario alle adozioni da parte delle coppie gay e difendo la genitorialità naturale”.

La Lega resta un partito estremista. Perchè non ha provato a riformare il Pdl?

“Esco dal Pdl perchè la coerenza non è il rispetto delle scelte, ma il rispetto delle idee. La mia non è una scelta di protesta ma credo di poter dare il mio supporto e il mio contributo a questa provincia dalle file della Lega. So e non dimentico che la Lega ha parlato male del Sud, ma conosco anche chi ne ha parlato bene e lo ha ridotto così”.

Qual è la dottrina del partito che intende applicare in Irpinia?

“In provincia di Avellino abbiamo una emergenza assoluta che è quella dello spopolamento: bisogna invertire il trend. La drammaticità della condizione che stiamo vivendo mi fa sperare nell’enunciazione di un principio, che è quello della riorganizzazione dei servizi. Il Sud non ha nulla da invidiare al Nord, e la nostra storia dimostra la nostra capacità di risolvere le criticità. Possiamo competere alla pari”.

Matteo Salvini a Napoli in occasione del lancio della Lega Campana per le elezioni del 2018

La sua apertura politica si annovera fra le innovazioni?

“Occorrono forze nuove e i partiti politici tradizionali sono annichiliti. Non hanno energia, nè entusiasmo. Insieme ai Cinque Stelle rappresentano gli elementi di rottura degli equilibri preesistenti in questo momento”.

I Pentastellati infatti si sono confermati come partito di riferimento del Mezzogiorno. Qual è la differenza secondo lei fra Lega e Cinque Stelle?

“La Lega ha legato la militanza alla capacità amministrativa nei comuni: c’è un culto per gli amministratori, i sindaci hanno sempre un posto in prima fila, e sono saliti sul palco con Salvini. La Lega forgia gli amministratori, mentre i Cinque Stelle si pongono soltanto come elemento di rottura, e la loro militanza non si svolge negli Enti Locali. C’è buona volontà sì, ma non la competenza e Avellino docet”.

La Lega offre occasioni di dibattito concrete, parla alla pancia delle persone e interpreta il disagio.

“La Lega non vuole parlare dei massimi sistemi. Si è appena conclusa una scuola di formazione politica a Napoli in cui si è parlato di governo degli Enti Locali, di criticità, di formazione”.

Lei è il primo sindaco in provincia di Avellino ad aderire alla Lega. Pensa di poter elencare delle affinità di vedute con altri suoi colleghi amministratori?

“Negli Enti Locali insistono altre dinamiche in questo momento. Non ci sono amministratori Cinque Stelle, nè della Lega. Ho affinità di pensiero con molti colleghi, con cui collaboro per risolvere delle criticità, problemi, e condivido soluzioni. Gli amministratori della provincia di Avellino sono tutti in schieramenti classici di partito, ma c’è uno tsunami in atto che travolgerà anche i Comuni nelle prossime elezioni amministrative. Oggi molti sindaci restano ancorati a delle posizioni rassicuranti per evitare contraccolpi con la maggioranza, con gli Enti Sovracomunali, o con la Regione, ma in Campania la Lega è al 20 per cento, e io lo riscontro al bar, al supermercato”.

Quale sarà la sua politica a Cassano da sindaco della Lega?

“Il mio scopo è di trattenere i giovani, ma non attraverso politiche di pietismo. Non approvo la strategia di vendere le case ad un euro, nè di accogliere i migranti perchè non sono misura di contrasto alla spopolamento. Il nostro scopo deve essere quello di vitalizzare le comunità, non di allestire gli Sprar che sono aziende, e che non hanno prodotto integrazione nelle comunità”.

Come intende vitalizzare la sua comunità?

“Abbiamo avviato una sperimentazione nel cuore del paese. Circa 20 posti letto in alcune abitazioni ricostruite dal Comune nel dopo terremoto sono state messe a disposizione di un progetto regionale per il turismo scolastico nelle aree interne. Sono state contattate circa 30 scuole attraverso i tour operator e proviamo a invertire il trend negativo. Sperimentiamo forme di integrazione del tessuto sociale e stiamo attenti ad evitare i conflitti. A Cassano vivono stranieri, ma fanno parte della comunità e non come stazione di transito. L’intolleranza è figlia della mancanza di misura e dell’esagerazione dei fenomeni”.

Come considera la Legge Finanziaria che è appena stata approvata? Ritiene soddisfacenti le misure per il Mezzogiorno?

“Sono sindaco dal 2009 e fino ad oggi il Comuni hanno subito soltanto tagli. Oggi ho esaminato la Finanziaria e abbiamo scoperto che il Comune di Cassano avrà 40mila euro in più da spendere entro giugno. Ci sono una serie di criticità e nessuno ha la bacchetta magica, ma è necessario dare una priorità alle cose. La povertà è il grande problema dell’Italia, e troppa gente vive in difficoltà estrema: bisogna dare impulso allo sviluppo. Nessuna scelta sarà definitiva, ma è necessario dotarsi di una scala di emergenze da risolvere”.

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