IIA Flumeri, Silvia Curcio: fabbrica vera o riconversione

Il 10 gennaio l'appuntamento presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per il rinnovo della cassa integrazione. Nel frattempo però occorre capire, in modo definitivo, le sorti aziendali in un'area dove aumenta l'emigrazione per motivi di lavoro.

Paradossalmente la soluzione che meno piacerebbe ai dipendenti IIA, potrebbe essere quella auspicabile per gli stessi lavoratori. E cioè la riconversione aziendale del sito, l’avvio di altre produzioni e l’assorbimento delle forze. All’inizio del nuovo anno, è assicurata la “toppa” della cassa integrazione. Fra dieci giorni l’incontro presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per l’atteso rinnovo. Cosa buona nell’immediato ma che nel medio lungo termine, ad oggi, non garantisce una chiara visione prospettica sulla produzione di autobus in Valle Ufita. Ne parla Silvia Curcio (Fiom). Evidenzia, tra gli altri aspetti, la necessità di “capire la natura del piano industriale e – prosegue – la volontà governativa di garantire la presenza pubblica nella nuova società”.

Il dieci gennaio sarete a Roma. Cosa chiederete?

Sicuramente vogliamo capire i progetti e se ci sarà, come annunciato, un nuovo riassetto societario. Le commesse vinte saranno realizzate in Turchia visto che lo stabilimento di Valle Ufita non è pronto. Noi ci auguriamo di vedere le gru a lavoro da subito per ristrutturare il sito. I prossimi mesi per Flumeri, presumo, saranno solo di cassa integrazione. Speriamo di capire in che direzione stiamo andando. Cioè se ci sono le condizioni e la volontà di produrre autobus in Italia”.

Chi dovrebbe ereditare una situazione economica così disastrata economicamente? Converrebbe?

“Sicuramente è necessario l’intervento pubblico e un imprenditore che sappia realmente costruire autobus. Per noi è auspicabile ci sia Busitalia

Non era uscita di scena?

“Noi sapevamo il Gruppo Ferrovie fuori però il Governo insiste nel dire che c’è una soluzione frutto di un periodo di lavoro. Questo ci fa sperare possa trattarsi di Busitalia o, perchè no, incalzerei anche Fiat“.

In che senso?

“Potrebbe eventualmente ritornare, visto che non permette l’esistenza di competitor. Ad ogni modo Busitalia sarebbe la soluzione che garantirebbe anche nuove assunzioni”.

Allo stato, il Governo si dice soddisfatto e ottimista….

“La soddisfazione che viene annunciata fa riferimento all’uscita di scena di Stefano Del Rosso. Ma a noi non basta”.

Anche perchè i più maliziosi dicono che la situazione dei vertici aziendali attuali non è certo sia cambiata realmente…

“E’ lecito pensarlo. A noi preme capire come ha lavorato il Governo e cosa si va a fare”

Sempre i maliziosi ritengono nel frattempo il personale sia poco competitivo e aggiornato rispetto agli standard europei…

“E’ chiaro che le nostre competenze vanno rispolverate. Non a caso è previsto l’aggiornamento. Noi abbiamo voglia di lavorare e non è poco. Chi pensa il contrario, sostiene una cattiveria del tutto gratuita e inopportuna. Alcuni hanno lavorato ad una temperatura di -5 gradi. Il punto è che purtroppo siamo stati presi in giro”.

Le manifestazioni di protesta però sono sempre state un pò fiacche. Il territorio come ha agito?

E’ vero e il bacino di riferimento non ha mai risposto a questa battaglia in modo adeguato. Solo un manipolo di persone ha agito e perseverato nel tempo”.

Però un altro anno di fermo per il sito, significherebbe servire la palla ad altri. Siamo in una zona ZES e in qualche occasione si è accennato alla possibilità (non remota) di riconversione aziendale. Considerate questa situazione che potrebbe anche essere un’opportunità?

“Non abbiamo pregiudizi nei confronti di nuove attività in quell’area. L’importante si tratti di aziende che fanno comunque da costola per la produzione di autobus”

E se fosse altro?

“Noi vorremmo fare autobus però se ci troveremo di fronte a situazioni estreme con rischio di licenziamento ovviamente ci adegueremo. Il punto è che dovremmo vedere realmente le gru coinvolte nella ristrutturazione. Ad ogni modo i lavoratori non meritano tutto questo, si dica una buona volta quali sono le prospettive reali. Una politica industriale seria e importante non la vedo”.

A conti fatti, rimane un unica certezza, che è data dall’emigrazione.

“Quando ci fu il piano annunciato da Del Rosso, arrivarono migliaia di curriculum in Valle Ufita. Poi nulla si è fatto. Questo dovrebbe far pensare la politica. Ci sono persone, tante, che hanno necessità di lavoro e vanno via. E ci lasciamo sfuggire opportunità di crescita”

 

 

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