De Caro: un nuovo Ulivo per rilanciare il Pd

Il deputato, candidato alla segreteria regionale del partito, propone l'avvio di una costituente democratica. Coesione e unità di intenti, gli obiettivi da raggiungere anche a Via Tagliamento. Per le amministrative di Avellino, coalizione larga con il contributo di realtà civiche.

Il deputato sannita Umberto Del Basso De Caro

Dialogo interno e rilancio della centralità politica del Pd, in un quadro di alleanze di centrosinistra: sono le due carte che intende giocarsi il deputato sannita Umberto Del Basso De Caro, nella partita per la segreteria regionale, appena cominciata.

Onorevole, ha deciso di partecipare alle primarie. Una candidatura un po’ a sorpresa. Cosa l’ha spinta a compiere questo passo?

«Cerco semplicemente di dare un contributo al partito. Non difettando di esperienza, è mia intenzione cercare di metterla a disposizione. L’obiettivo è creare le condizioni per garantire unità e coesione e lasciarsi alle spalle una stagione difficile. Si avvicinano importanti appuntamenti elettorali, da quelli amministrativi di Avellino e Benevento, a quello europeo, e non possiamo farci cogliere impreparati e divisi. Veniamo da una dura sconfitta alle scorse politiche del 4 marzo e serve una reazione adeguata e convincente per cogliere un risultato positivo».

In che modo andrebbe rilanciato il progetto del Pd?

«Penso si debba immaginare una sorta di costituente democratica, che veda il Pd riferimento centrale di un ampio arco di forze politiche. Un richiamo all’Ulivo di Prodi. Riproporre il meglio di quella esperienza, facendo in modo di non ripeterne gli errori, che pure sono stati commessi».

Sull’alleanza da mettere in campo per il rinnovo del consiglio comunale del capoluogo irpino sembrano esserci diverse incertezze. Secondo lei in quale direzione bisognerebbe procedere?

«La formula più opportuna da proporre è un’alleanza articolata e non autoreferenziale, capace di aprirsi ad esperienze civiche, coinvolgendo presenze significative della società, delle professioni e della cultura».

La richiesta di rinnovamento resta una priorità per molti elettori. Il Pd come intende rispondere a questa diffusa esigenza?

«Con un programma di forte innovazione e discontinuità, che ponga al centro dell’azione amministrativa i problemi veri della comunità, iniziando dal quotidiano, ma non trascurando la visione strategica e complessiva. Servono un po’ di coraggio e di lungimiranza. Se qualcuno pensa di continuare a stare alla finestra, preferendo il ruolo di “grillo parlante” sbaglia. Soprattutto in questa fase bisogna prendere posizione e spendersi».

A Via Tagliamento restano ancora problemi e divisioni. Come superarli?

«Spero che il percorso congressuale sia l’occasione giusta per aprire un confronto sulle questioni, ragionando sul futuro del partito, archiviando definitivamente i problemi. Non credo si possa immaginare di affrontare la scadenza delle amministrative senza una linea condivisa».

Anche sul piano più generale, iscritti e dirigenti democratici sono chiamati ad esprimersi sul modello di partito, su chi dovrà guidare il Pd e con quale strategia. Lei si è schierato con Martina.  

«E’ noto che sono un estimatore della prima ora di Maurizio Martina, avendolo sostenuto sin dai tempi di “Sinistra e cambiamento”. Il suo progetto, coniugando chiarezza delle posizioni ed equilibrio, può effettivamente dare forma e sostanza al rilancio del partito».

Non teme che, archiviato il congresso, le differenti opzioni in campo possano rendere complicata l’unità di intenti, riproponendo la solita logica correntizia?

«Chi alimenta le divisioni non vuole il bene del partito. Trovare una sintesi non significa annullare le differenze. Non siamo in una caserma. Ma il percorso da intraprendere sarà definito in base agli orientamenti che emergeranno nel congresso e alle primarie».

 

 

 

 

 

 

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