Colture ortofrutticole messe in sicurezza in Campania e in Irpinia. Funziona il piano della Regione

INTERVISTA AL PROFESSOR ANTONIO PIETRO GARONNA, DELLA SEZIONE DI ENTOMOLOGIA DEL DIPARTIMENTO DI AGRARIA DELLA FEDERICO II DI NAPOLI. Componente della unità di crisi della Regione Campania attivata contro i rischi del parassita "mosca orientale della frutta"

La “mosca orientale della frutta” è stata scoperta in due aziende frutticole miste a Palma Campania e a Nocera Inferiore,  in seguito all’attività di monitoraggio preventivo coordinata dall’Ufficio Centrale Fitosanitario della Regione Campania: la scoperta è attribuibile in particolare al professor Umberto Bernardo del Cnr di Portici, che ha rinvenuto sette individui maschi adulti su due trappole collose attrattive collocate su un campione di aziende su tutto il territorio regionale. Il ritrovamento ha comportato l’immediata denuncia presso tutte le autorità competenti per l’apertura dei protocolli di garanzie e sicurezza alimentare, a partire dalla Commissione Europea e fino agli uffici ministeriali dei dicasteri Agricoltura e Ambiente. La denuncia formalizzata dalla Regione Campania, intanto, ha comportato l’allestimento di un autentico quartier generale della ricerca accademica e laboratoriale che è impegnata su questo fronte. Nuova Irpinia ha provato a fare chiarezza sulla questione, con l’intervista a Pietro Antonio Garonna, professore ordinario di Entomologia, una sezione in forza al Dipartimento di Agraria della Federico II di Napoli, impegnato in prima persona nello studio della “mosca orientale della frutta”.

Frutta e verdura

Professor Garonna, di cosa si occupa la sezione di Entomologia all’interno del Dipartimento di Agraria? 

“Ci occupiamo di insetti dannosi per le piante e in questo momento del parassita che è arrivato, la cosiddetta “mosca orientale della frutta”. Nel comunicato diffuso dalla Regione Campania è indicato il protocollo d’intesa siglato fra la Regione Campania e gli enti di ricerca, insieme agli operatori della Federico II di Napoli, Cnr e Crea. Ognuno si rapporta alla questione con una specifica unità di ricerca, coordinate dal Servizio Fitosanitario regionale per monitorare la specie sottoposta a quarantena, e verificare se ci sono azioni per ridurre l’impatto della specie in agricoltura”.

Come è avvenuto il ritrovamento?

“I colleghi del Cnr che si occupano del monitoraggio preliminare hanno avuto la fortuna (ma anche la sfortuna) di trovare sette individui nelle loro trappole. Così è scattato immediatamente l’allarme e si è attivata la trafila burocratica, in applicazione delle norme dell’Unione Europea. Sono stati allertati il Ministero dell’Agricoltura e dell’Ambiente, la Commissione Europea delle presenze sul territorio della Bactrocera dorsalis, attivando le misure di quarantena previste dal caso”.

Cosa prevede ora la tabella di marcia del protocollo?

“La prima azione da intraprendere è capire se la specie si è insediata sul territorio campano, oppure si è verificata una cattura occasionale, che non si manifesterà nei prossimi mesi. Intanto sono stati informati tutti gli Stati orientali e il Nord America, considerati i maggiori importatori di prodotti ortofrutticoli campani. Nessuno Stato in ogni caso, si sottopone al rischio di importare prodotti che non certifichino il pieno rispetto delle norme”.

L’insetto non è dannoso per la salute dell’uomo, ma danneggia la frutta e la verdura. 

“L’insetto danneggia ovviamente la produzione: punge la frutta in fase di maturazione. E’ stato rinvenuto nelle tipiche produzioni campane”.

Quali misure saranno adottate?

“Dipenderà dalle movimentazioni dell’insetto e da un’attenta valutazione degli organismi nazionali ed europei preposti. Non si esclude un freno all’importazione”.

C’è già un piano d’azione da mettere in campo?

“Il Piano d’azione sta per essere redatto e sarà licenziato a breve. In inverno le temperature non consentono uno studio evolutivo del parassita a causa delle temperature rigide, quindi si attenderà il 2019, il mese di aprile nello specifico per avviare il monitoraggio sulla specie e verificare se è presente o meno sul territorio regionale. Per avere certezza dello studio, sarà necessaria un’analisi di 24 mesi, terminati i quali sarà possibile pronunciarsi con dichiarazioni ufficiali sulla non invasione”.

Sarà decretato un freno alle esportazioni dei prodotti?

“Dipende dalle decisioni che verranno adottate: dal recepimento dei regolamenti alle delibere che saranno approvate; al momento non si ha nulla di definitivo. Sulla base della rigorosità delle misure, gli organi competenti dirameranno le informazioni utili”.

La denuncia del rinvenimento del parassita comporterà in ogni caso una battuta d’arresto per l’economia del comparto agricolo e ortofrutticolo.

“Prevediamo delle ripercussioni economiche per il 2019. La mosca orientale della frutta è stata definita come un parassita pericoloso, che ha origine nel sud est asiatico, ha invaso i territori della Cina settentrionale e del Sud Africa, che hanno un clima compatibile col nostro. Questa specie è arrivata dalla frutta importata dai turisti e si tratta di una piccolissima nicchia di mosche da fronteggiare. In realtà esiste anche la possibilità che il parassita non sia riuscito a insediarsi”.

Come si orienta la ricerca in questo momento?

“Le attività di studio e di monitoraggio si basano su un fronte inaspettato. In questo momento siamo concentrati nelle attività di progettazione  per trovare fondi e collaborare con la Regione Campania”.

Esistono antagonisti in natura della mosca orientale?

“Si tratta di una categoria di insetti che abbraccia la produzione commerciale, per cui gli antagonisti arrivano tardi oppure sono insufficienti. In genere antagonisti sono altrettanti polifagi, e sono già presenti in Italia, ma sono efficaci solo in altri areali. C’è uno studio in campo su questo aspetto. Esistono varie specie di candidati come agenti di lotta biologica, ma la fattibilità di usarli e pensare di importarli in Italia è un procedimento lungo, in quanto una scelta del genere si scontrerebbe con la normativa italiana ed europea, che riguarda l’introduzione di organismi non originari di questo territorio, e scatterebbe un protocollo di quarantena”.

Sarebbe meno complicato battere un’altra strada.

“Esistono altre opzioni da valutare subito. Altri Paesi applicano già dei metodi per sconfiggere il parassita con sostanze attrattive, che sono combinate con sostanze tossiche, e vengono applicate con tecniche eco- compatibili. Si tratta, in sintesi, di sistemi di lotta già collaudati. Pensare al metodo della lotta però è prematuro e non consono al momento, in quanto bisogna prima verificare se la Dorsalis ha attecchito in Campania”.

Con il ritrovamento del parassita però scattano per legge tutte le misure di tutela.

“Il nostro Dipartimento come tutte le altre unità di analisi coinvolte vagliano tutte le opzioni in campo, senza escludere niente. E’ stata già fissata una scala delle priorità e ci atteniamo a quella”.

Quale sarà il prossimo passo della Regione Campania?

“La regione dovrà creare una unità di crisi e di divulgazione delle corrette informazioni. Farà attività formativa e informativa insieme, per consentire agli operatori del settore agricolo di agire correttamente, e di consentire il monitoraggio nella prossima primavera. Sarà valutata la sensibilità biologica del parassita e le ripercussioni sull’economia”.

Ad oggi il consumatore corre dei rischi?

“La qualità della produzione è inalterata, e le aziende sono in grado di garantire la massima efficacia e sicurezza degli alimenti in ogni circostanza. Si procede sempre alla selezione dei prodotti che escono da un’azienda e i controlli sono serrati. Al consumatore non arriverebbe mai il prodotto infestato dalla mosca”.

In attesa dell’avvio dei monitoraggi di aprile 2019, il Dipartimento e le singole sezioni lavoreranno a pieno regime.

“L’insetto farà parlare di sè ancora per molto. L’autorità europea inoltre, chiederà continui aggiornamenti durante tutto il 2019. Ci aspetta un lavoro intenso che coinvolgerà tutti, pe evitare che ci siano restrizioni”.


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