Comune di Avellino: nei prossimi venti giorni si decide il futuro dell’ente

Con la diffida del prefetto ad approvare gli equilibri di bilancio, l'amministrazione deve ottemperare agli obblighi di legge nei tempi previsti. Restano da sciogliere i nodi della dichiarazione di dissesto e della mozione di sfiducia.

La sede del Comune di Avellino e la Torre dell'Orologio, simbolo della citta capoluogo

Per il sindaco di Avellino e per l’intera amministrazione comunale è iniziato il countdown. Nei prossimi 20 giorni si deciderà il futuro dell’ente di Piazza del Popolo.

Ancora una volta Palazzo di governo ha chiesto il rispetto delle scadenze istituzionali, diffidando il consiglio ad approvare gli equilibri di bilancio. Dopo il commissariamento sul Consuntivo 2017, registrato il 21 agosto, con la nomina del dirigente Mario Tommasino, che ha portato alla redazione della nuova stesura del documento contabile, lo scenario si ripete. In caso di inottemperanza, sarà decretato lo scioglimento del consiglio comunale.

Il cammino dell’amministrazione cittadina si presenta complicato. In un clima sospeso tra l’attendismo e lo sciogliete le righe, bisognerà affrontare tre nodi prioritari: dichiarazione di dissesto, mozione di sfiducia ed equilibri di bilancio. Senza contare la scadenza del bilancio consuntivo, approvato martedì in giunta, che oggi approda in commissione Finanze e lunedì sarà all’esame dell’aula. Martedì e mercoledì, invece, rispettivamente in prima e seconda convocazione, l’assemblea municipale è chiamata ad approvare alcune pratiche di riconoscimento di debiti fuori bilancio.

Per il 24 novembre, salvo rinvii dell’ultim’ora, sarà convocata la seduta d’aula dedicata alla mozione di sfiducia nei confronti del sindaco Vincenzo Ciampi, presentata da 19 consiglieri d’opposizione. Se la volontà di mandare a casa il primo cittadino verrà confermata dal voto, il provvedimento sarà immediatamente esecutivo ed il consiglio automaticamente sciolto. Spetterà poi al prefetto Maria Tirone nominare un commissario per la gestione dell’ordinaria amministrazione fino alle elezioni anticipate, che dovrebbero tenersi nel mese di maggio 2019, ed al successivo insediamento del nuovo esecutivo.

Prima della sfiducia, però, dovrebbe essere discussa la proposta di dissesto della giunta. Il sindaco e i Cinque Stelle sono intenzionati a portare in aula a tutti i costi la delibera. Anche se dovesse essere bocciato il provvedimento, che non è stato condiviso dal Ragioniere capo, che invece ha indicato la strada del risanamento con un piano di riequilibrio in 15 anni, i grillini avrebbero raggiunto lo stesso il risultato politico auspicato: avere un argomento d’attacco per la campagna elettorale, accusando gli altri partiti di non aver voluto fare chiarezza nei conti del Comune. Anche l’opposizione, dunque, non intende eludere l’appuntamento, per non offrire argomentazioni agli avversari.

Ma a creare incertezza è il parere dei revisori dei conti, che in questa situazione si trovano a dover esprimere una valutazione che di fatto validerebbe l’una o l’altra opzione, cioè la sussistenza o meno delle condizioni di legge necessarie per la dichiarazione di dissesto. Un parere che non è stato ancora prodotto ed in assenza del quale, l’opposizione potrebbe decidere di far slittare la data per la mozione di sfiducia.

Avendo ostinatamente puntato tutto sull’opzione del dissesto, invece, l’amministrazione non si è attivata per dare seguito alle altre incombenze, come l’equilibrio di bilancio. Ma su questo punto è intervenuto il prefetto richiamando tutti all’ordine. Resterebbe, comunque, un vuoto da colmare: l’individuazione di un piano di intervento – in realtà già tracciato dal dirigente alle Finanze – per il rientro del disavanzo, alternativo al dissesto.

In un modo o nell’altro, l’intricata matassa dovrà essere sciolta. E diversi fili della trama portano alla chiusura anticipata del mandato.

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