«Così cambieremo l’Italia». Pallini nella Bicamerale delle Regioni

La parlamentare dei Cinque Stelle parla degli impegni del governo nazionale per incentivare la ripesa economica ed occupazionale nel Paese e delle opportunità di sviluppo per la provincia di Avellino.

La deputata pentastellata Maria Pallini

Reddito di cittadinanza e Finanziaria, opportunità in arrivo anche per l’Irpinia: a sostenerlo è il deputato dei Cinque Stelle, Maria Pallini, che respinge le accuse di assistenzialismo.

«Oltre che una misura sociale – spiega la parlamentare di Avellino, componente la commissione Lavoro di Montecitorio – per le fasce di cittadini più disagiati, è una vera e propria manovra economica, che può aiutare la ripresa. Non mancheranno poi provvedimenti a favore delle imprese e per lo sviluppo. Il nostro obiettivo è creare occupazione stabile e combattere il precariato».

Onorevole Pallini, quali interventi intende mettere in campo il governo per rilanciare l’economia del Paese e creare nuovi posti di lavoro?

«Già nella legge di bilancio sono previsti stanziamenti per investimenti pubblici, che dovrebbero rompere una situazione di ristagno e creare nuove opportunità. Ci sarà la possibilità, soprattutto per i giovani, di entrare nel mondo del lavoro, grazie ad incentivi alle imprese ed agevolazioni per chi vuole aprire una propria attività autonoma. E’ un investimento sul futuro».

Resta una fragilità del sistema Italia, soprattutto all’interno del contesto internazionale. Che ne pensa?

«Stiamo seguendo una strategia dei piccoli passi, per invertire la rotta e valorizzare tutte le potenzialità che ha l’Italia. E’ necessario fare ciò che la politica non è stata in grado di fare in questi anni. L’introduzione di una forma di reddito per i cittadini senza lavoro, ci mette alla pari degli altri Paesi dell’Europa. Soltanto noi e la Grecia non disponiamo di simili misure di welfare. Non credo poi che a Bruxelles avremo tutti contro, come si dice, a causa degli sforamenti dei parametri. Non ci può essere rinascita senza coraggio. Dobbiamo puntare sulle eccellenze del made in Italy, sugli incentivi ai privati, sulla presenza del pubblico, sulla diffusione di contratti a tempo indeterminato».

Sul reddito di cittadinanza, sono piovute critiche dagli avversari politici e sollevate preoccupazioni da parte degli osservatori economici. Come risponde?

«Si cerca di dare una rappresentazione del provvedimento che non è veritiera. Non è una forma di assistenzialismo, ma una possibilità per le fasce sociali più fragili di mettersi in carreggiata. Non si può far finta di nulla, mentre tante famiglie hanno difficoltà a sopravvivere. L’obiettivo della misura è accompagnare al mondo del lavoro i disoccupati e gli inoccupati. Innanzitutto impegnandoli per 8 ore settimanali in attività di pubblica utilità, un sorta di contropartita che viene offerta alla comunità. Se poi arriva la chiamata del centro per l’impiego e viene rifiutata, dalla somma erogata viene defalcata una quota. Dopo tre rifiuti il sostegno viene revocato».

I centri per l’impiego saranno in grado di svolgere il proprio compito con efficienza, visti i precedenti tutt’altro che brillanti e le difficoltà complessive?

«Sappiamo bene che, così come sono, oggi non funzionano. Il ministero sta già lavorando per riorganizzare le strutture e renderle rispondenti alle esigenze. Il primo passo è la formazione del personale».

Prima parlava di lotta al precariato. Come è possibile raggiugere concretamente l’obiettivo di un lavoro stabile?

«E’ innanzitutto una mentalità che va contrastata. Gli stessi giovani debbono acquisire consapevolezza della loro condizione e che la difesa dei diritti è fondamentale. Non ci può essere presente, né una prospettiva con occupazioni irregolari, sottopagati, senza garanzie o peggio in nero. Il lavoro è tale solo se stabile, con contratto a tempo indeterminato. Con il “decreto dignità” abbiamo cercato di spezzare un meccanismo, l’abuso dei contratti a termine, ponendo dei limiti e prevedendo degli incentivi per le imprese che creano occupazione vera».

I risultati però al momento non si vedono. C’è bisogno evidentemente di correttivi.

«Ci rendiamo conto che va affrontata la questione del peso delle contribuzioni. Stiamo studiando nuove soluzioni. Dopo non ci saranno più scuse. Anche gli imprenditori dovranno farsi carico della crescita del Paese, garantendo condizioni di lavoro adeguate».

Per quanto riguarda i concorsi nella pubblica amministrazione, lei ha presentato una proposta di legge per eliminare, laddove esistono, limitazioni all’accesso sulla base dei voti di laurea. Ci illustra la proposta, mentre monta la polemica sull’intenzione di Salvini di abolire il valore legale del titolo di laurea?

«Rispetto alla proposta della Lega è tutt’altra cosa. In alcune amministrazioni dello Stato è stato introdotto un voto minimo di laurea per partecipare ai concorsi, ad esempio 105/110. Riteniamo, invece, che bisogna consentire a tutti quelli che hanno i titoli richiesti dai bandi di poter partecipare, fermo restando i punteggi previsti per ogni parametro e ovviamente le prove di esame da svolgere, attraverso le quali si definiranno le graduatorie. Un voto in più o in meno, insomma, non può pregiudicare addirittura l’accesso ad un concorso. E’ una questione di pari opportunità di fronte alla legge. Coloro che dimostreranno di avere più competenze naturalmente andranno avanti. D’altra parte, in alcuni uffici pubblici già sono in via di eliminazione questi vincoli».

Veniamo all’Irpinia. Secondo lei, su quale modello di sviluppo bisogna puntare?

«Vanno valorizzate le risorse del territorio, puntando sull’agricoltura, sui prodotti tipici e sull’agroalimentare, ma anche sul turismo. L’Irpinia ha un paesaggio e delle attrattive straordinarie che possono creare nuove economie, avendo attenzione alla tutela dell’ambiente. Anche il comparto industriale, nel quale non mancano eccellenze, ha prospettive di crescita se messo a sistema e realizzando le infrastrutture necessarie, a cominciare dalla stazione Hirpinia dell’Alta velocità, prevista in Valle Ufita, che, voglio ancora una volta rassicurare, sarà senza dubbio costruita».

 Infine, il suo impegno parlamentare in queste ore vede aggiunte nuove responsabilità nella Bicamerale per le Questioni regionali…

«Con soddisfazione e grande senso di responsabilità da oggi faccio parte della Commissione parlamentare per le Questioni regionali. Ho fortemente voluto questa opportunità in quanto ritengo che la Bicamerale assolva a funzioni importantissime nella filiera istituzionale che si dipana in applicazione dei dettami della Costituzione e nel rispetto delle leggi italiane».

Quale sarà il suo contributo?

«La mia formazione giuridica mi consente di offrire competenze nell’ambito delle attribuzioni precipue della Commissione al fine di dirimere eventuali questioni che dovessero insorgere in materia regionale. Inoltre, mi interessa contribuire ad avviare una fruttuosa riflessione sull’assetto degli enti locali e del loro rapporto con lo Stato centrale, avendo come capisaldi irrinunciabili il bene dei cittadini e la tutela dei territori».

 

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