Avellino: Ciampi isolato sull’ipotesi dissesto. Nuova diffida del Prefetto

La partita sul provvedimento proposto dalla giunta appare già chiusa. Il sindaco del capoluogo non ha i numeri per l'approvazione. Senza una validazione tecnica, anche il centrodestra non supporterà la scelta.

Il Sindaco di Avellino Vincenzo Ciampi in Consiglio comunale

Comune di Avellino: sull’ipotesi dissesto Ciampi è isolato. Al di là della questione prettamente tecnica, cioè della sussistenza o meno delle condizioni previste dalla legge per intraprendere la strada della dichiarazione di fallimento dell’ente, ancora tutta da dimostrare, la posizione dell’amministrazione comunale targata Cinque Stelle, non troverebbe il sostegno in aula di una maggioranza.

E in queste ore si ritrova anche diffidato. Il Prefetto Maria Tirone ha fatto partire la lettera che lascia venti giorni al Consiglio comunale (dall’arrivo ai consiglieri) per approvare il provvedimento di salvaguardia degli equilibri di Bilancio. Mentre lunedì il Consiglio è convocato per la approvazione del Bilancio consolidato relativo all’esercizio 2017 (ai sensi dell’art.11 bis del D.Lgs. n.118/2011), sulla “Salvaguardia” tutto resta fermo in attesa della famosa questione del Dissesto, su cui Ciampi, come vedremo, non ha i numeri.

Gli scenari sono ormai chiari. O va in minoranza in aula sul Dissesto e si dimette, guadagnando altri venti giorni, o viene sfiduciato il 24 novembre (ma la convocazione scritta è ancora attesa), oppure si fa commissariare sulla Salvaguardia degli equilibri di Bilancio. In tutte e tre le opzioni, per il Primo cittadino è iniziato il conto alla rovescia.

UN DISSESTO PRETESO. Il Pd ha più volte ribadito di non condividere la strategia della giunta, perché considerata pregiudiziale ed esclusivamente di natura politica, soprattutto alla luce del parere negativo espresso dal Ragioniere capo, Gianluigi Marotta, avvalorato dal consulente esterno, Enzo Cuzzola, che ha invece indicato l’opzione del piano di riequilibrio in 15 anni. Anche il gruppo Davvero, guidato da Gianluca Festa, non considera all’ordine del giorno l’ipotesi dissesto, pur dicendosi pronto a fare chiarezza fino in fondo sull’argomento, per non lasciare alibi ai grillini, tanto più alla luce di una fine anticipata della consiliatura.

I Popolari, dal canto loro, non sono affatto preoccupati che possa essere espresso un giudizio negativo sulla gestione finanziaria della precedente amministrazione, essendo stati collocati all’opposizione, ma allo stesso modo giudicano affrettata e strumentale la volontà della giunta di conseguire l’obiettivo del dissesto, che avrebbe ricadute non indifferenti sulle politiche comunali e sulle tasche dei cittadini.

Pur se con diverse sfumature, anche la lista Insieme per Avellino, che annovera fra le sue fila Gianluca Gaeta e Stefano Luongo, sembra orientata ad evitare soluzioni estreme per rimettere a posto i conti dell’amministrazione di Piazza del Popolo.

La compagine di Luca Cipriano, Mai Più+, inizialmente appariva molto più disponibile ad una condivisione della strategia proposta dai Cinque Stelle, ma dopo lo scivolone della giunta consumatosi sul Consuntivo 2017, con una delibera imperfetta – corretta in extremis su segnalazione di Preziosi – con la quale si è esposto il Comune al commissariamento, è completamente venuta meno la fiducia sulla lucidità di giudizio dell’esecutivo. Il parere del dirigente alle Finanze, inoltre, induce il gruppo ad una presa di posizione molto più cauta, attendendo la relazione dei revisori dei conti.

L’unico rappresentante dell’opposizione che ha più volte dichiarato di essere decisamente favorevole al dissesto, anzi di considerarlo l’unica strada possibile, è Dino Preziosi di La svolta inizia da te. I recenti sviluppi del dibattito però hanno raffreddato anche il convincimento del consigliere centrista, che attende un supporto tecnico incontrovertibile all’eventuale provvedimento.

Non meno perplessità si registrano sul fronte del centro destra.

«Il dissesto – spiega la capogruppo di Forza Italia, Ines Fruncillo –  può essere dichiarato soltanto in presenza di dati oggettivi che lo richiedano e consentano. Senza una precisa ricognizione tecnica non è possibile adottare un simile provvedimento. La relazione del dirigente potrebbe essere considerata troppo di parte, essendo il responsabile della gestione finanziarie degli ultimi anni. Bisognerà quindi attendere la valutazione dei revisori per inquadrare la situazione». L’esponente berlusconiana però non manca di sottolineare una serie di contraddizioni: «E’ però piuttosto paradossale che persino il destino del consiglio comunale dipenda, almeno apparentemente, da un organo terzo. La mozione di sfiducia contro Ciampi potrebbe essere congelata, in attesa di un “verdetto” dei revisori. E’ evidente che in questa partita prevalgano i tatticismi ed il gioco delle parti, mentre dovrebbe esserci maggiore lucidità, indipendenza di giudizio e lungimiranza. In ballo ci sono gli interessi della comunità».

La posizione di Forza Italia sulla gestione dei precedenti governi cittadini è comunque molto critica: «Se la linea di Ciampi è orientata da ragioni esclusivamente politiche, non si può comunque non sottolineare che il disavanzo del Comune sia il frutto di una capitalizzazione elettorale del Pd e delle forze che hanno governato negli scorsi anni, che ha consentito che si costruissero carriere politiche sull’indebitamento. Ma oggi il problema vero è che oltre all’opzione dissesto, manca un piano B».

E’, invece, piuttosto incerta la collocazione che assumerà in questa partita la Lega. Il candidato a sindaco del centrodestra, Sabino Morano, approdato sui lidi del partito di Salvini, in campagna elettorale si è sempre espresso a favore della linea del risanamento, più che per la dichiarazione di insolubilità. Non appena però si è materializzato l’asse con i Cinque Stelle, l’ipotesi del dissesto è stata presa in considerazione. Ma il difficile rapporto con l’amministrazione e con i grillini ha nuovamente rimesso in discussione la collaborazione ed il voto della Lega su provvedimenti considerati strategici. Recenti dichiarazioni del capogruppo del Carroccio, Damiano Genovese, confermerebbero che non è affatto scontato che il sindaco possa contare sui due voti leghisti, soprattutto dopo lo strappo consumatosi sulla vicepresidenza del consiglio.

La delibera approvata in giunta, dunque, rischia di essere accolta soltanto dai consiglieri Cinque Stelle e vista la rottura in corso con due di loro, Alfonso Laudonia ed Elsa D’Aliasi, non è detto che tutti i cinque componenti del gruppo o ex tali risponderanno all’appello.

Bisogna tener conto, poi, che su una pratica delicata e che implica un’assunzione di responsabilità anche formale, da parte dei consiglieri, possa registrarsi un vero e proprio fuggi fuggi, per evitare di prendere posizione con un voto.

In definitiva, se il dissesto viene presentato come il nodo da sciogliere, che condizionerebbe anche i tempi della sfiducia, in realtà si tratterebbe di un match già perso a tavolino.

 

 

 

ARTICOLI CORRELATI