Alto Calore, sindacati con Ciarcia.
“I Comuni siano responsabili”

I confederati di Cgil, Cisl, Uil e Ugl avvertono i sindaci sulla necessità di rispettare gli accordi illustrati nel corso dell'ultima assemblea. Controcorrente Confimprenditori: situazione compromessa

Dal  primo incontro ufficiale tra l’Amministratore Unico di Alto Calore e CGIL, CISL, UIL unitamente alle Categorie ed alla RSU, è apparsa chiara la situazione difficile e complessa dell’azienda che richiede una presa di coscienza e conoscenza da parte di tutti gli attori coinvolti senza infingimenti e condizionamenti politici e tattici.


ARCHIVIO: CONSULTAZIONI DI CIARCIA

FOCUS. L’INTESA CON I SOCI PUBBLICI

Michelangelo Ciarcia, amministratore unico dell’Alto Calore spa

Dopo l’approvazione, a maggioranza, del Piano di rilancio e risanamento in occasione dell’elezione del nuovo Amministratore, alcuni passi avanti sono stati fatti o quantomeno si sono delineate le prossime tappe fondamentali per il futuro di un azienda strategica per l’economia delle aree interne,  e per il futuro delle nostre comunità e di centinaia di lavoratori, tappe che secondo i Segretari Generali di CGIL CISL UIL vanno affrontate e valicate senza tentennamenti e perdite di tempo già abbondantemente scaduto.

La Regione ha individuato un intervento di 60 milioni  di investimenti sulle reti nei prossimi tre anni che dovrebbe -se non risolvere -almeno ridurre considerevolmente le perdite strutturali della rete, e questo appare evidente non può e non deve in nessun modo essere condizionato o subordinato a niente e a nessuno. I sindacati auspicano che si muoveranno in tale direzione perché la Regione avendo individuato utile e necessario un intervento straordinario sulle reti non subordini lo stesso  al protagonismo di altri.

I Comuni- Soci dopo aver approvato il piano di risanamento e il relativo aumento di capitale dovrebbero coerentemente agire in tale direzione nei rispettivi organi decisionali; che non può apparire scontato per le difficoltà evidenti in cui si devono muovere i Sindaci. Appare evidente però che per molti comuni salvaguardare la società che li vede in molti casi debitori ed anche creditori, costituisce un utile impegno di responsabilità amministrativa prima che politica, e in tal senso Azienda e Sindacati sono impegnati nelle prossime ore ad un’azione di verifica e supporto in tale direzione.

I lavoratori consapevoli della grande difficoltà in cui versa l’azienda stanno dando ulteriore prova di grande responsabilità, e in tale direzione sono e saranno impegnati in supporto, collaborazione e programmazione per gli interventi tecnici ed operativi relativi alla definizione e realizzazione degli interventi oggetti degli investimenti, insieme ad un ridisegno delle attività per aggiungere efficacia alla macchina organizzativa aziendale.

Le sorti dell’Alto Calore e del futuro delle nostre terre è ancora nelle nostre mani, se non si vuole consegnarlo ad Altri. Nessuno può chiamarsi fuori, nessuno deve condizionare la propria parte a quella di altri, nessuno deve auspicare strade diverse e piani “B” e se vi sarà bisogno di interventi sussidiari in surroga a quanti non vorranno responsabilmente salvare l’Alto Calore,  dovranno essere fatti in continuità ed in coerenza con quanto deciso dall’assemblea dei Primi Cittadini e non in ragione di altri “interessi”.

CONFIMPRENDITORI CONTROCORRENTE. “L’Alto Calore è un’azienda tecnicamente fallita ed è assurdo ostinarsi a tenerla in vita”, è il momento del vice presidente nazionale della Confimprenditori Gerardo Santoli. “Il fallimento non è solo dell’azienda ma di una intera classe dirigente che in questi anni si è alternata alla guida dell’ente. Non c’è piano Pozzoli che tenga, 138 milioni di debiti di cui solo otto nell’ultimo anno sono una cifra enorme. Si parla di quasi un milione di perdita al mese”. E prosegue: “Ricapitalizzazione, perequazioni ed aggregazione sono parole vuote se si pensa che i soldi dovrebbero essere dati proprio da quei comuni che in questi ani non hanno pagato i loro debiti nei confronti dell’azienda (circa 100 milioni) . Siamo al paradosso. Mi dispiace-conclude Santoli- soprattutto per i cittadini su cui ancora una volta ricadrà l’intero costo di un’operazione che non servirà a nulla”.

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